Guida agli standard WiFi: 802.11 a/ b/ g/ n/ ac/ ax/ be

Il WiFi, da più di 20 anni, fa parte stabilmente delle nostre vite. Ormai è normale connetterci a Internet senza fili utilizzando una pluralità di dispositivi. Anzi, diviene via via sempre più raro trovare apparecchiature elettroniche senza connessione. I motivi sono diversi: in primo luogo c’è la comodità, una connessione wireless è decisamente più pratica di una cablata; d’altro canto, ci sono gli sviluppi tecnologici, che hanno reso sempre più semplice creare reti WiFi affidabili e veloci.

Ma dietro questa comodità si nasconde un mondo di protocolli, standard e tecnologie in continua evoluzione. Se hai mai guardato le specifiche di un router o di uno smartphone, avrai notato sigle come 802.11ac o WiFi 6. Questi codici identificano gli standard WiFi, ognuno con caratteristiche diverse in termini di velocità, stabilità e compatibilità.

In questo articolo, esploreremo nel dettaglio gli standard WiFi, dall’antico 802.11a fino al nuovissimo 802.11be (WiFi 7), per capire come si è evoluta la tecnologia wireless e quali sono le differenze tra un protocollo e l’altro.

Come funziona il WiFi

Il WiFi è una tecnologia che permette ai dispositivi di connettersi a Internet e comunicare tra loro senza cavi, sfruttando onde radio. La sua diffusione è stata resa possibile dagli standard IEEE 802.11, sviluppati per garantire compatibilità e prestazioni sempre migliori.
Funziona trasmettendo dati attraverso tre bande di frequenza principali:

  • 2.4 GHz che è più lenta ma ha una maggiore copertura, è adatta ad ambienti con muri spessi o distanze ampie;
  • 5 GHz che invece è più veloce ma ha una portata ridotta, è ideale per chi cerca prestazioni elevate in spazi più contenuti;
  • 6 GHz disponibile con WiFi 6E, che offre ancora maggiore velocità, meno congestione e canali più ampi, purché supportata da router e dispositivi compatibili.

Un router WiFi invia e riceve segnali radio, permettendo a smartphone, computer e altri dispositivi di accedere alla rete. La qualità della connessione dipende da diversi fattori, tra cui lo standard WiFi supportato, la distanza dal router e le interferenze causate da altri dispositivi elettronici.
Con il tempo, gli standard si sono evoluti per migliorare velocità, stabilità e capacità di gestire più dispositivi contemporaneamente. Oggi, mentre il WiFi 6 è lo standard più diffuso per le prestazioni ottimali, il WiFi 7 si prepara a portare un ulteriore salto in avanti.

Gli standard WiFi

Standard WiFi Storia
Entriamo nel vivo di questo approfondimento, andremo in ordine cronologico, così da disegnare una storia di questa grande innovazione che ha rivoluzionato le nostre vite.

802.11a e 802.11b

I primi standard WiFi, l’802.11a e l’802.11b, nacquero nel 1999 e segnarono l’inizio della connettività wireless come la conosciamo oggi. Nonostante fossero stati rilasciati nello stesso anno, adottavano approcci molto diversi.
L’802.11a operava sulla banda 5 GHz, una scelta all’avanguardia per l’epoca. Riusciva a raggiungere una velocità teorica di 54 Mbps, un valore impressionante che lo rendeva adatto a usi professionali. Tuttavia, la sua diffusione fu limitata da due fattori: i costi elevati e la minore capacità di penetrare ostacoli fisici rispetto alle reti su 2.4 GHz. Di conseguenza, rimase confinato principalmente in ambiti aziendali.

L’802.11b, invece, sfruttava la banda 2.4 GHz, più economica e con una portata maggiore. Sebbene la sua velocità massima fosse di soli 11 Mbps, la compatibilità con più dispositivi e i prezzi accessibili lo resero lo standard dominante per le reti domestiche. Il rovescio della medaglia era la congestione della banda, già utilizzata da forni a microonde, telefoni cordless e altri dispositivi, il che poteva causare interferenze e instabilità.

Questi due standard, pur con i loro limiti, posero le basi per lo sviluppo del WiFi moderno, dimostrando fin da subito che la connettività senza fili aveva un potenziale enorme, sia in termini di prestazioni che di diffusione.

802.11g e 802.11n

Dopo i primi esperimenti con gli standard a e b, il WiFi fece un salto di qualità con l’introduzione dell’802.11g nel 2003. Questo protocollo combinava il meglio dei due mondi: manteneva la compatibilità con il diffuso 2.4 GHz dell’802.11b, ma raggiungeva la stessa velocità di 54 Mbps dell’802.11a. Per gli utenti domestici fu una rivoluzione, perché permetteva prestazioni migliori senza dover cambiare tutti i dispositivi. Tuttavia, il problema delle interferenze sul 2.4 GHz rimaneva, specialmente in ambienti con molti dispositivi wireless vicini tra loro.
La vera svolta però arrivò nel 2009 con l’802.11n (WiFi 4). Questo standard introdusse due innovazioni cruciali, il supporto dual-band per 2.4 GHz e 5 GHz, e la tecnologia MIMO (Multiple Input Multiple Output). Grazie a più antenne che lavoravano in parallelo, le reti diventavano più stabili e veloci, raggiungendo fino a 600 Mbps teorici. Inoltre, la possibilità di usare entrambe le bande permetteva di scegliere tra maggiore copertura (2.4 GHz) o prestazioni superiori (5 GHz). Fu in questa fase che il WiFi iniziò a essere davvero affidabile per attività come lo streaming HD e il gaming online, aprendo la strada alla moderna connettività senza fili.

802.11ac e 802.11ax (WiFi 5 e WiFi 6)

L’evoluzione del WiFi ha compiuto un ulteriore balzo in avanti con l’introduzione dell’802.11ac nel 2013, ribattezzato poi WiFi 5. Questo standard ha rappresentato una vera rivoluzione nelle prestazioni, operando esclusivamente sulla banda 5 GHz. La novità principale è stata l’utilizzo di canali più ampi, fino a 160 MHz, che hanno permesso di raggiungere velocità teoriche superiori a 1 Gbps. La tecnologia MU-MIMO (Multi-User MIMO) ha ulteriormente migliorato le prestazioni, consentendo al router di comunicare contemporaneamente con più dispositivi invece di servirli uno alla volta. Questo ha reso possibile lo streaming in 4K senza interruzioni e ha supportato efficacemente la crescita delle case intelligenti con numerosi dispositivi connessi.
Nel 2019 è arrivato l’802.11ax, meglio conosciuto come WiFi 6, che ha focalizzato l’attenzione sull’efficienza più che sul semplice aumento di velocità. Con un traffico dati sempre più intenso nelle reti domestiche, il WiFi 6 ha introdotto l’OFDMA (Orthogonal Frequency Division Multiple Access), una tecnologia che ottimizza la suddivisione della banda tra i vari dispositivi connessi. Il risultato è una rete più stabile anche con decine di dispositivi attivi contemporaneamente. Un’altra importante innovazione è stata il TWT (Target Wake Time), che riduce il consumo energetico dei dispositivi IoT, allungandone l’autonomia. Il WiFi 6 ha così risposto alle esigenze di un mondo sempre più connesso, dove non basta la velocità pura, ma servono soprattutto efficienza e stabilità.

Arrivato come evoluzione del WiFi 6, lo standard WiFi 6E introduce una novità fondamentale, l’accesso alla banda a 6 GHz, aggiungendo fino a 1.200 MHz di spettro libero rispetto alle già affollate bande dei 2.4 GHz e 5 GHz. Questo spazio aggiuntivo significa non solo maggiore velocità, ma soprattutto meno interferenze e congestione, anche in ambienti con molti dispositivi connessi. A differenza del WiFi 6 tradizionale, che opera sulle stesse frequenze dei precedenti standard, il 6E sblocca canali più ampi (fino a 160 MHz) senza sovrapposizioni, offrendo prestazioni ottimali per lo streaming in 8K, il gaming competitivo e le applicazioni professionali a bassissima latenza.

Purtroppo, la diffusione del WiFi 6E dipende ancora dalla disponibilità di dispositivi compatibili e dall’effettiva apertura della banda 6 GHz nei vari Paesi. Nonostante questo, rappresenta un passo cruciale verso il futuro della connettività wireless, anticipando alcune delle innovazioni che troveremo pienamente sviluppate nel WiFi 7.

802.11be (WiFi 7)

standard WiFi
Mentre il WiFi 6 iniziava a diffondersi nelle case, il Wi-Fi Alliance ha ufficialmente ratificato l’802.11be, commercialmente noto come WiFi 7, a metà 2025. Questo protocollo non rappresenta un semplice incremento prestazionale, ma una riprogettazione completa dell’approccio alla connettività wireless.

La caratteristica più evidente è l’aumento delle velocità teoriche, che possono raggiungere i 40 Gbps grazie all’utilizzo di canali ancora più ampi (fino a 320 MHz) e a una modulazione più efficiente (4096-QAM). Ma la vera innovazione sta nell’introduzione del Multi-Link Operation (MLO), che permette ai dispositivi di trasmettere dati simultaneamente su più bande di frequenza (2.4 GHz, 5 GHz e 6 GHz). Questo non solo aumenta la banda disponibile, ma riduce drasticamente la latenza, aprendo possibilità inedite per il cloud gaming, la realtà virtuale e le applicazioni professionali che richiedono tempi di risposta minimi.

Un altro passo avanti significativo è il miglioramento della gestione delle interferenze, particolarmente utile in ambienti urbani dove le reti WiFi sono sempre più congestionate. Il WiFi 7 introduce algoritmi più sofisticati per coordinare la trasmissione dei dati, garantendo prestazioni stabili anche in condizioni di carico elevato.

Sebbene i primi router WiFi 7 siano già disponibili sul mercato, la vera diffusione di questa tecnologia dipenderà dall’adozione da parte dei dispositivi client. Tuttavia, considerando l’esplosione di applicazioni che richiedono larghezza di banda e bassa latenza, è probabile che il passaggio al nuovo standard avverrà più rapidamente rispetto alle transizioni precedenti.

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