La repubblica esperantista dell’isola delle rose

isola delle rose

Alzi la mano chiunque abbia mai sentito parlare dell’isola delle rose! Se state brancolando nel buio, non preoccupatevi troppo; si tratta infatti di una storia molto affascinante e particolare, poco conosciuta, avvenuta tra il 1959 e il 1969.
Ci sono due aspetti molto interessanti di questo strano manufatto: il primo è che è stata senza dubbio un’eccellente opera di ingegneria. L’isola delle rose, infatti, era un’isola artificiale, costruita nel bel mezzo del mare adriatico, a circa 12 Km al largo delle coste di Rimini, usando tecnologie ricercate innovative. Ma è il secondo aspetto quello senza dubbio più interessante: l’isola delle rose è stata infatti una micronazione di breve durata, con tanto di organi di governo, bandiera, lingua ufficiale (l’esperanto), e persino valuta e francobolli!
Ma andiamo con ordine…
Innanzitutto bisogna chiarire che l’isola delle rose non è mai stata uno stato indipendente e riconosciuto, ma bensì, appunto, una micronazione: un’entità’, cioè, creata da una persona o da un gruppo di persone allo scopo di vedersi riconoscere l’indipendenza giuridica e territoriale, basandosi su pretese prive di qualsiasi fondamento. Il termine non va confuso con microstato, che significa semplicemente piccolo stato (come san marino e il vaticano).

Vediamo di ripercorrere la storia di questo strano artefatto…

1958: Da un’idea dell’ingegnere Giorgio Rosa, inizia la costruzione dell’isola, a poco meno di 12 Km dalla costa italiana. Per la sua costruzione furono utilizzate tecniche all’avanguardia per l’epoca, come ad esempio i tubi riempiti d’acqua dolce che venivano usati per calmare le correnti marine nella zona di sbarco. I lavori proseguirono abbastanza lentamente, sia per le avverse condizioni climatiche che per problemi giuridici: la capitaneria di porto di Rimini, infatti, intimò più di una volta di terminare i lavori che causavano intralcio alla navigazione.

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Agosto 1967: L’isola delle rose apre al pubblico, evidentemente allo scopo di ottenere proventi economici dal turismo senza dover pagare le tasse (l’isola infatti era 500 metri al di la delle acque territoriali italiane e, quindi, in acque internazionali).

Maggio 1968: L’ingegnere Giorgio Rosa proclama l’indipendenza dell’isola artificiale! Ma non si limita a questo: egli infatti adotta l’esperanto come lingua ufficiale, volendo sottolineare la natura internazionale e indipendente del suo nuovo stato; crea una nuova valuta: il milo (le cui monete e banconote non sono mai state coniate e il cui cambio era di 1:1 con la lira italiana); inoltre fa stampare ben 5 emissioni di francobolli (molto ricercati al giorno d’oggi dai collezionisti).

Giugno 1968: La notizia dell’indipendenza dell’isola delle rose viene diffusa al pubblico durante una conferenza stampa.

Fine Giugno 1968: Poco meno di 2 mesi dopo la dichiarazione di indipendenza da parte di Giorgio Rosa, l’Italia risponde molto duramente: manda infatti diverse navi dei carabinieri e della guardia di finanza ad invadere l’isola, con una vera e propria azione militare illegale (in quanto l’isola si trovava in acque internazionali, e quindi al di fuori della giurisdizione italiana). Durante l’attacco non ci fu alcuna azione violenta (anche perché, al momento dell’invasione, sull’isola era presente solo il suo guardiano con tanto di consorte).

Luglio 1968 – gennaio 1969: Il governo italiano decide di distruggere l’isola con la motivazione che essa costituisce intralcio alla navigazione. Si susseguono svariate vicende giudiziarie: Giorgio Rosa infatti contestò l’invasione dell’isola e intraprese svariate azioni legali per evitare il triste destino della sua isola.

Febbraio 1969: L’isola viene distrutta da un gruppo di sommozzatori della marina militare. Questa azione causò la fine della repubblica esperantista dell’isola delle rose, l’indignazione della città di Rimini e la distruzione di uno dei più singolari manufatti umani.

Quello che resta oggi è solo una manciata di foto in bianco e nero, il ricordo sbiadito dei riminesi anziani e dei pochi fortunati, che ebbero la fortuna di visitare questo particolare luogo, e qualche francobollo da collezione.

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